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Come gestire un attacco di panico

| Francesco Borgia | Blog

Assistere all’attacco di panico di una persona, soprattutto se cara, può rivelarsi un’esperienza traumatica e molto impegnativa per chiunque.

E’ frequente sentirsi impotenti in quella che sembra (ma spesso non è) una situazione apparentemente semplice. Vorremmo sentirci utili alla persona che sviluppa un attacco di panico ed evitare di danneggiarla ulteriormente.

 

  1. Cercare di capire che cosa sta succedendo alla persona

E’ probabile che gli individui che sviluppano un attacco di panico, abbiano già presentato in passato episodi simili, che solitamente hanno una durata di alcuni minuti. E’ ugualmente probabile che invece si tratti del primo attacco di panico, che normalmente viene percepito come “un fulmine a ciel sereno”.

Gli attacchi di panico sono caratterizzati dalla paura di una catastrofe o di perdere il controllo anche quando non c’è alcun pericolo reale. Questi attacchi possono verificarsi senza preavviso e senza alcun motivo evidente. In casi estremi, i sintomi possono essere accompagnati da un’acuta paura di morire. Anche se sono abbastanza angoscianti e possono durare da cinque minuti a diverse ore, gli attacchi di panico di per sé non sono mortali.

 

  1. Osservare i sintomi

Se la persona non ha mai avuto un vero e proprio attacco prima, andrà in panico su livelli diversi, anche perché non sa che cosa sta succedendo. Se siamo in grado di determinare che si tratti proprio di un attacco di panico, questo risolve la metà del problema. I sintomi, secondo il DSM-5, possono essere:

  • Palpitazioni e dolore al petto
  • Accelerazione del battito cardiaco
  • Respirazione molto rapida o iperventilazione
  • Mal di testa
  • Mal di schiena
  • Tremore
  • Formicolio alle dita delle mani o dei piedi
  • Sudorazione
  • Bocca asciutta
  • Difficoltà a deglutire
  • Vertigini, sensazioni di svenimento (dovuto solitamente all’iperventilazione)
  • Nausea
  • Crampi addominali
  • Vampate di calore o brividi

 

  1. Cercare assistenza medica di emergenza

In caso di dubbio, è sempre meglio cercare immediatamente un soccorso medico. Questo è doppiamente importante se l’individuo soffre di diabete, asma o di altri problemi medici. È importante notare che segni e sintomi di un attacco di panico possono essere simili a quelli di un attacco di cuore. E’ importante tenerlo a mente quando si valuta la situazione.

 

  1. Portare la persona “al sicuro” (rimuovere l’eventuale causa o portare l’individuo in una zona tranquilla)

Per facilitare questa operazione, ma tenere l’individuo al sicuro, portarlo in una zona diversa, preferibilmente aperta e tranquilla. Non toccare mai una persona che sta avendo un attacco di panico senza chiedere e ottenere l’autorizzazione definitiva a farlo. In alcuni casi, questo potrebbe aumentare il panico e peggiorare la situazione.

 

  1. Parlare in tono rassicurante ma deciso

Anche se affrontare un attacco di panico può risultare una battaglia più difficile del previsto, è di estrema importanza che si riesca a mantenere la calma. Poiché la persona in questione potrebbe cercare di fuggire, possiamo chiederle di stare ferma. Ma evitando di  afferrarla o bloccarla, neppure delicatamente. Nel caso in cui la persona volesse muoversi, conviene suggerire di fare stratching o jumping jack o di accompagnarci in una, seppur breve, passeggiata.

 

  1. Non negare o sminuire le paure

Dicendo frasi come “non c’è niente di cui preoccuparsi”, “è tutto nella tua mente” o “stai esagerando”, aggraveremo soltanto il problema. Sebbene a noi appaia chiaro che non ci siano motivi concreti per avere paura, questa è molto reale per l’individuo. In quel momento il meglio che possiamo fare è provare a “stare con la persona” per  fronteggiarla insieme.

Le minacce emotive sono tanto reali quanto quelle di vita e di morte per il corpo. Ecco perché è importante prendere sul serio le paure della persona che abbiamo davanti. Se i suoi timori non sono radicati nella realtà e sono reazioni del passato, fornire alcuni controlli specifici della realtà attuale può aiutare.

 

  1. Supportare emotivamente e mostrare empatia (vietato dire “calmati!” o “non c’è nulla da temere)

Cercare di far ragionare la persona portando alla luce la realtà dei fatti, non farebbe altro che peggiorare la situazione. Provare invece a usare espressioni tipo “so che sei preoccupato, va tutto bene, sono qui per aiutarti!”, fa sentire la persona meno sola e inadeguata. Soprattutto la fa sentire accolta nelle proprie vulnerabilità e non ridicolizzata.

È importante che ci mettiamo nei panni dell’individuo che sta sperimentando un attacco di panico. Proviamo a vedere il suo come un problema reale, come se avesse un taglio da qualche parte e stesse perdendo copiosamente sangue. La situazione, dal suo punto di vista è terribilmente reale: che noi la trattiamo come tale è l’unico modo in cui possiamo essere d’aiuto.

 

  1. Non fare pressioni

Questo non è il momento di costringere la persona a rispondere o a fare cose che peggiorerebbero l’ansia. Al contrario, riduciamo al minimo i livelli di stress, provando ad indurre nell’individuo sotto panico calma e rilassamento. Non insistere nel capire che cosa ha causato il suo attacco, soprattutto se ci rendiamo conto che al momento questo non sia possibile. Potremmo solo peggiorare la situazione.

 

  1. Incoraggiare il controllo della respirazione

Riacquistare il controllo della respirazione può contribuire a eliminare i sintomi e aiutare a calmarli. Molte persone prendono brevi e rapidi respiri quando sono nel panico (rischiando di iperventilare), altre trattengono il fiato. Questo riduce l’apporto di ossigeno, che causa l’accelerazione cardiaca. Tentare di riportare la respirazione alla normalità può rivelarsi un valido intervento:

  • Provare a chiedere di contare quante volte inspira e quante espira. Iniziare a contare ad alta voce, incoraggiare l’individuo a inspirare fino a due. E poi a espirare, sempre fino a due, aumentando gradualmente a 4 e poi a 6. Questo, se possibile, fino a quando la sua respirazione non rallenterà e verrà regolarizzata.
  • Fare in modo che l’individuo inspiri dal naso ed espiri dalla bocca, come per gonfiare un palloncino. È importante effettuare l’esercizio insieme alla persona.

 

  1. Cercare di regolare la temperatura corporea

Molti attacchi di panico possono essere accompagnati da sensazioni di calore, soprattutto intorno al collo e al viso. Un oggetto freddo, idealmente una salvietta bagnata, può spesso aiutare a minimizzare questo sintomo e aiutare a ridurre la gravità percepita.

 

  1. Non lasciare la persona da sola

Questo è un aspetto importante, almeno finché non si è ripresa dall’attacco. Non lasciare mai solo qualcuno che sta lottando per respirare o per riprendere il controllo di sé. Una persona con un attacco di panico può sembrare scortese o maleducata. Dobbiamo però sempre ricordare quello che sta attraversando e aspettare finché non sarà tornata alla normalità. Chiederle se e cosa ha funzionato in passato e se e quando ha preso le sue medicine.

Anche se abbiamo la sensazione di non essere utili, ricordiamo sempre che rappresentiamo quantomeno un motivo di distrazione per la persona. Se questa, infatti, viene lasciata sola, non ha altro che se stessa e i propri pensieri. Il fatto che abbia qualcuno vicino in quel momento, è utile a tenerla ancorata al mondo reale. Essere soli durante un attacco di panico può rivelarsi un’esperienza terribile. Allo stesso tempo, però, può essere utile assicurarsi che le persone intorno si tengano lontane da chi sta avendo un attacco di panico. Benché mossi dalle migliori intenzioni, è probabile che finirebbero per peggiorare la situazione.

 

  1. Aspettare che passi

Anche se può sembrare che duri in eterno, l’episodio "passerà". Generalmente gli attacchi di panico tendono ad avere un picco intorno ai 10 minuti e da lì si assiste a un declino lento ma costante.

 

     13. Concedersi di provare emozioni

Perdere la pazienza di fronte all’attacco di panico di un’altra persona potrebbe farci sentire incredibilmente in colpa o inadeguati. E’ bene ricordarsi che essere allarmati e un po’ spaventati è una sana reazione quando si assiste a episodi del genere. Se è possibile, può rivelarsi utile anche proporre alla persona di affrontare l’argomento in un momento in cui l’attivazione ansiosa è cessata, così da rendere più gestibile per tutti un’altra eventuale crisi in futuro.

 

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