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Depressione

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Dal punto di vista clinico la prima descrizione di una sintomatologia riconducibile alla depressione risale al IV secolo, quando il medico greco Ippocrate descrisse la “melanconia” (μελαγχολία), una condizione fisica e mentale caratterizzata da paura, scoraggiamento, tristezza.

Il termine depressione invece, deriva dal latino “deprimere”, ovvero “premere verso il basso”. Fu utilizzato sin dal 1600 in campi anche molto diversi da quello psicologico, per esempio in fisiologia e nel campo economico. Un primo utilizzo del termine come definizione di un sintomo psicologico risale al 1856 ad opera dello psichiatra Louis Delasiauve e, a partire dal 1860, il termine è diventato di uso comune nel mondo medico. Il disturbo depressivo maggiore è stato inserito nei disturbi dell’umore del DSM III (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) nel 1980.

Il DSM 5 indica come caratteristica essenziale per diagnosticare un episodio depressivo maggiore un periodo di almeno 2 settimane durante il quale la persona presenta umore depresso, perdita di interesse e piacere in quasi tutte le attività. Nel caso di bambini e adolescenti, l’umore può presentarsi più come irritabile che depresso. Più dettagliatamente i criteri indicati dal DSM 5 sono:

  1. Almeno cinque dei seguenti sintomi nelle ultime due settimane che hanno modificato il funzionamento della persona. Almeno 1 o 2 devono essere presenti.
    1. Umore depresso per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno, sulla base di quanto riferito dalla persona o di quanto osservato da altri.
    2. Marcata diminuzione di interesse e piacere in tutte o nella maggior parte delle attività.
    3. Perdita di peso significativa senza l’uso di diete, aumento di peso, aumento o diminuzione dell’appetito.
    4. Insonnia o ipersonnia.
    5. Agitazione o rallentamento psicomotorio.
    6. Affaticamento e perdita di energia.
    7. Sviluppo di sensi di colpa eccessivi o inappropriati, sensazione di non valere più nulle.
    8. Diminuzione dell’abilità di pensare e concentrarsi, incapacità di prendere decisioni.
    9. Pensieri ricorrenti di morte, idee suicidarie, tentativi di suicidio.
  2. I sintomi causano un significativo stress clinico e interferiscono con le abilità sociali, lavorative o altre aree importanti del funzionamento della persona.
  3. L’episodio non è imputabile agli effetti dell’abuso di sostanze o ad altre condizioni mediche.
  4. La persona non ha mai avuto un episodio maniacale o ipomaniacale (vedi Disturbo Bipolare).

Circa il 7% della popolazione sperimenta un episodio depressivo di almeno 12 mesi, con differenze molto marcate tra le varie fasce d’età: quella più a rischio è quella 18-29 anni, con un rischio di circa tre volte superiore di sviluppare un episodio depressivo rispetto alla fascia over 60. Le donne hanno mediamente il doppio delle probabilità di avere un DDM rispetto ai peri età maschi.

Il decorso del Disturbo Depressivo Maggiore è molto variabile, tanto che alcune persone sperimentano solo lievi miglioramenti, mentre altri trascorrono diversi anni tra un episodio e un altro. È importante differenziare tra chi cerca aiuto dopo un peggioramento dei sintomi e chi li ha sviluppati più di recente. La cronicità di alcuni sintomi depressivi potrebbe diminuire le probabilità di una risoluzione completa, il consiglio quindi è quello di rivolgersi sempre ad un professionista in grado di aiutare la persona a capire, gestire e possibilmente superare i propri sintomi nel minor tempo possibile.

 

Film consigliato:

Mr. Beaver (2011)

 

Bibliografia:

Beidel, C.D., Bulik, C.M., Stanley, M.A. (2013). Abnormal Psychology. New York, USA. Pearson Education.

American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC. APA Books.

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