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Fiducia in sé stessi o arroganza?

| Francesco Borgia | Blog

COS’E’ LA PERSONALITA’?

"Una Coppa del Mondo senza di me non vale la pena di essere giocata” – Zlatan Ibrahimovic

Il concetto di personalità nel mondo sportivo non si riferisce alle caratteristiche comportamentali generali della persona, “avere personalità” su un campo sportivo vuol dire possedere una serie di specifiche doti caratteriali al limite tra fiducia in sé stessi e arroganza.

Nel calcio ad esempio chi ha personalità è il giocatore che tenta i dribbling, che prova una giocata difficile invece di un passaggio facile, che si prende la responsabilità di un rigore, che non ha paura di dire come la pensa nello spogliatoio. I giocatori “di personalità” sono spesso anche i leader della squadra, quelli a cui ci si rivolge nei momenti difficili alla ricerca di una soluzione quasi “magica”. Il risultato delle azioni di questi giocatori ha un ruolo fondamentale nel mantenere lo status della persona, infatti se i dribbling non riescono, i rigori vengono sbagliati o se non riesce ad imporre la propria leadership, è probabile che la popolarità del giocatore crolli e quella che sembrava sicurezza nei propri mezzi si sgretola rivelando arroganza ed egotismo. 

La Treccani definisce l’egotismo come “l’atteggiamento che implica una costante e minuziosa indagine delle proprie facoltà e una estatica contemplazione di sé”.   

 

AVERE UNA GRANDE FIDUCIA IN SÉ STESSI È INDISPENSABILE PER AVERE SUCCESSO?

“Per raggiungere un certo livello di successo in qualsiasi campo in cui ti trovi, devi avere un ego che va in giro dicendo “voglio essere il migliore!" - Kobe Bryant

Secondo gli addetti ai lavori si. Tutti gli atleti che eccellono nel loro sport ne sono dotati, così come i grandi leader e businessman, tuttavia un’alta autostima è una caratteristica positiva solo se gli corrispondono la dedizione, lo spirito di sacrificio e l’umiltà di allenare questo aspetto della loro personalità così come gli altri. Vediamo alcune differenze tra fiducia in sé stessi “sana” ed egotismo:   

  • La fiducia in sé stessi può essere silenziosa, l’ego è sempre a tutto volume.
  • La fiducia in sé stessi deriva dalla consapevolezza e dall’allenamento. L’ego può nascondere una mancanza o una debolezza.      
  • La fiducia in sé stessi è contagiosa, esalta e migliora chi ti sta intorno. L’ego è irritante e frustrante per gli altri.
  • La fiducia in sé stessi si può mettere alla prova. L’ego si sgretola di fronte alle difficoltà.      
  • Una persona sicura dei propri mezzi sa che c’è sempre spazio per migliorare. Una persona egotista è convinta di essere arrivata e il suo atteggiamento dice: “non ho niente da imparare”.  

Alla fine quindi la differenza chiave nel distinguere una persona “positivamente” sicura dei propri mezzi e un egotista sta nella disponibilità e nella capacità della persona di riconoscere che c’è sempre qualcosa da imparare e da migliorarsi, il momento in cui ti senti “arrivato” è il momento in cui hai fallito. Pensiamo a quanto questo può essere vero per un giovane adolescente! 

In un’intervista ad un 35enne Fernando Hierro, difensore e centrocampista del Real Madrid, tre volte vincitore della Champions League e con più di 90 presenze nella Nazionale Spagnola, alla domanda “qual è stato il momento più alto della tua carriera”, risponde: “deve ancora arrivare!”.

 

E I GIOVANI? COSA FARE CON I RAGAZZI “SOPRA LE RIGHE”?

“È difficile essere umili quando si è grandi come me!” – Muhammad Alì 

Quando si ha a che fare con un gruppo di giovani può capitare di notare alcuni personaggi che spiccano per “personalità”. In genere questi personaggi sono i leader del gruppo, sono quelli che definiscono le regole, le norme di comportamento, i criteri di accesso al gruppo e così via. Questi ragazzi possono essere molto impegnativi da gestire e contenere nei contesti che richiedono un certo comportamento (famiglia, scuola, comunità). Proviamo a dare alcuni suggerimenti di approccio.  

  1. Non attaccare la loro autostima: quando un ragazzo ci sfida, per esempio non assecondando una nostra richiesta, ci sta sbattendo in faccia una sicurezza in sé stesso e nei propri mezzi che potrebbe non avere un riscontro reale. È probabile che se ci irrigidiamo scolasticamente sulla nostra posizione rischiamo un’escalation negativa e un conflitto sterile che alzerebbe difese e muri comunicativi difficili da abbattere.
  2. Principio di realtà: offriamo un punto di vista alternativo che lo aiuti a passare da una convinzione irrealistica e infantile del tipo: “posso fare quello che voglio”, “sono al di sopra delle regole”; ad una concezione più realistica e matura in cui “sono un adolescente ed è sano che sfidi il mondo adulto, ma alcune regole valgono anche per me”.

Alcuni benefici dell’acquisire consapevolezza dei propri mezzi: 

  1. È importante contenere l’esuberanza e le sfide degli adolescenti per evitare che la loro autostima si sviluppi solo in funzione di comportamenti negativi e aggressivi. Aiutiamoli invece a sviluppare un’autostima basata sul riconoscimento delle necessità altrui e non solo delle proprie.
  2. L’adolescenza è la fase dello sviluppo in cui ci costruiamo come identità proprie, tra le competenze che sviluppiamo c’è la “morale” in cui passiamo da una concezione infantile in cui “è giusto ciò che voglio” ad una prospettiva con principi universali quali: giustizia, uguaglianza, rispetto… Rimarcando la presenza e il valore delle regole aiutiamo i ragazzi a costruire la propria morale tenendo conto dei bisogni degli altri e non solo dei propri.

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