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Il ciclo di vita della famiglia - La famiglia con figli adulti

| Francesco Borgia | Blog

In alcuni paesi anglosassoni e dell’Europa del Nord, esistono incentivi statali che aiutano i giovani a rendersi indipendenti dalle famiglie di origine, 

ad esempio fornendo loro abitazioni a prezzi agevolati, prestiti per pagarsi gli studi, aiuti all’avviamento professionale e altre forme di supporto. Il risultato è che in questi paesi l’uscita dei figli dalla casa dei genitori avviene spesso molti anni prima rispetto ad altri paesi. Questo determina una differenza significativa con i paesi del Sud-Europa, quali la Grecia, la Spagna e soprattutto l’Italia, dove tali incentivi economici praticamente non esistono e tipicamente i figli lasciano la casa dei genitori una volta completati gli studi, trovato lavoro e magari si siano anche sposati.

Secondo Eurostat l’età media di uscita di casa dei genitori in Italia è di 30,1 anni. Questa età media di uscita di casa ci colloca al quarto posto in Europa, preceduti solo da Malta (31,8 anni), Croazia e Slovacchia. La media europea invece è di 26,1 anni e ci sono paesi dove l’età media di uscita di casa è 20,7 anni (Svezia), 21 (Danimarca), 21,9 (Finlandia).

Il dato dell’età media di uscita di casa assume proporzioni particolarmente rilevanti per i maschi, che mediamente vanno a vivere in autonomia a 31,3 anni in Italia, mentre le femmine si distaccano a 29 anni, comunque quattro anni dopo la media europea.

La novità degli ultimi anni è che la maggior parte dei giovani che rimangono in famiglia anche in età adulta non sembra manifestare un particolare disagio, dichiarando, ad esempio: “Sto bene in famiglia e contemporaneamente mantengo la mia autonomia”.

La realtà dei fatti è che si trovano in una situazione di blocco evolutivo che coinvolge l’intera famiglia. Uno “stallo generazionale”.

 
I compiti e le difficoltà di questa fase sono: 

  • Uscita di casa dei giovani. I giovani adulti devono poter uscire di casa e perseguire il proprio progetto di vita basato sulla propria identità, le proprie specialità e i propri talenti.

Difficoltà tipiche: nella fase precedente (la famiglia con i figli adolescenti) il giovane può non aver completato il compito di costruire la propria identità. Questo può essere dovuto ad una famiglia troppo autoritaria, che non permette di mettere in discussione le regole e i valori familiari e quindi non permette al ragazzo di definire le proprie regole e i propri valori, o una famiglia troppo lassista, che lascia a sé stesso l’adolescente mentre questi avrebbe bisogno di essere incoraggiato e stimolato a comprendere chi è e cosa vuole dalla vita.

 

  • I genitori devono reinvestire nella coppia. La casa si svuota e i partner si ritrovano insieme al di là del loro ruolo di genitori, che via via tende a scemare. La coppia ha bisogno di ritrovarsi, di coltivare nuovamente una dimensione di intimità emotiva (e fisica), di condividere nuovamente tempi e spazi.

Difficoltà tipiche: i partner, assorbiti dal loro ruolo di genitori, si sono “persi” un po’, si sono allontanati emotivamente, comunicano meno, ma hanno accettato/tollerato questo stato di cose per via dei figli. Questo è il momento in cui “i nodi vengono al pettine” e la coppia ha bisogno di capire e affrontare i motivi per cui i partner si sono allontanati. Fare questo può essere impegnativo e spesso doloroso. A volte quindi si tende ad evitarlo preferendo ancorarsi al precedente ruolo di genitore. In questo modo si rischia di spingere – non dichiaratamente – il “figlio a rimanere figlio” e a non uscire di casa, pur di non affrontare le difficoltà di coppia, rendendo ancora più difficile il compito del giovane adulto di iniziare a coltivare il proprio progetto di vita.
Quando la coppia non ce la fa da sé la famiglia tende a bloccarsi in una situazione di stallo, questa è una delle principali problematiche oggetto di una psicoterapia di coppia o familiare volta a comprendere e a superare i motivi di allontanamento dei partner fra loro e “liberare” i figli.

 

  • Aiutare i figli a uscire di casa. Il compito dei genitori è quello di favorire i figli a perseguire il proprio progetto di vita autonomo. Questo aiuto si esplica al livello materiale, ad esempio aiutando i figli economicamente nei propri progetti di realizzazione professionale o mantenendoli durante il periodo degli studi, e al livello psicologico, riconoscendo la condizione adulta e l’autorità dei figli. In altre parole, i figli hanno bisogno di essere riconosciuti nella loro capacità autonoma di dirigere la propria vita, di definire le proprie priorità, di scegliere i propri partner.

Difficoltà tipiche: i genitori talvolta non aiutano (o addirittura ostacolano) i figli a svincolarsi da loro non riconoscendone il ruolo adulto. Dal punto di vista materiale, i genitori potrebbero non accordare validità ai progetti di vita dei figli e non finanziarli (anche se potrebbero), oppure potrebbero aiutare i propri figli in modo ambivalente (ad esempio: “ti finanzio gli studi solo se ti iscrivi a medicina”). I genitori potrebbero non riconoscere la capacità adulta dei propri figli di pensare, sentire e capire cosa è meglio per loro non accettandone le scelte. Un caso tipico di questa problematica ha luogo quando i genitori non accettano (anche per anni) i partner scelti dai figli.

 

  • I figli hanno bisogno di realizzare la propria identità. Nella fase precedente i figli adolescenti avevano da definire la propria identità individuando le proprie aspirazioni e il proprio progetto di vita. In questa fase i figli, ormai adulti, hanno bisogno di tradurre concretamente in fatti e azioni il proprio progetto di vita, come ad esempio: investire nella propria formazione universitaria, trovare lavoro o intraprendere una propria attività imprenditoriale, instaurare relazioni di coppia significative, trasferirsi in luoghi ove si intende risiedere, etc.

Difficoltà tipiche: se i figli non hanno costruito la propria identità nella fase precedente, sono in questa fase confusi e non riescono a individuare un proprio progetto di vita. Possono procedere in modi contraddittori, scostanti o controproducenti. Talvolta addirittura possono arrendersi e “tirare i remi in barca”, smettendo anche solo di provare a realizzare le proprie aspettative. Se questo è il caso, può essere utile una psicoterapia per cogliere le proprie specificità e affrontare ciò che blocca nel perseguimento dei propri obiettivi.

 

  • Occuparsi dei nonni che invecchiano. I genitori dei genitori, se ancora in vita, probabilmente sono anziani ed hanno bisogno di cure.

Difficoltà tipiche: potrebbero esserci delle questioni irrisolte tra le generazioni che impediscano delle relazioni sane e rispettose. Un'altra difficoltà è la “crisi di mezza età” sperimentata dai genitori che, vedendosi a propria volta invecchiare e negando questo aspetto di sé, potrebbero mettere in atto comportamenti adolescenziali e occuparsi più di sé che degli altri. La generazione di mezzo quindi, si trova a doversi prendere cura della generazione precedente e contemporaneamente di quella successiva, condizione nota come “generazione sandwich”.

 

IL CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA

La famiglia è un organismo vivente, nasce, cresce, si evolve e muore attraversando fasi e momenti di transizione ben definiti che comportano una ridistribuzione di compiti e ruoli per ciascun membro della famiglia. Le principali fasi che la famiglia attraversa nel suo ciclo di vita sono:

  1. La formazione della coppia.
  2. La famiglia con figli piccoli.
  3. L’adolescenza dei figli.
  4. L’uscita dei figli dalla famiglia.
  5. La famiglia con genitori anziani.

Le fasi che la famiglia percorre nella propria evoluzione sono scandite da eventi e momenti di transizione, quali: l’incontro con il partner, la nascita dei figli, la pubertà dei figli, l’uscita dei figli dalla famiglia e l’ingresso dei genitori nella terza età.

Gli eventi che comportano una transizione e il passaggio da una fase all’altra possono essere normativi o non normativi. Gli eventi normativi sono quelli che la maggior parte delle persone sperimenta, quelli che “ci si aspettano” (es: il matrimonio, la nascita di un figlio, il pensionamento, la morte dei genitori); gli eventi non normativi invece sono quelli imprevedibili (es: la morte di un figlio, una malattia, una crisi economica) e sono generalmente più critici e difficili da affrontare per la famiglia.

Come detto prima, ogni momento di transizione prevede una ristrutturazione della famiglia in quanto l’evento mette in crisi le vecchie modalità di funzionamento, l’assetto familiare, le relazioni e i compiti di ciascun membro della famiglia.

Il passaggio da una fase all’altra può rivelarsi critico perché richiede ai membri della famiglia di cambiare qualcosa nel loro modo di relazionarsi, mette in discussione l’equilibrio su cui la famiglia si è basata fino a quel momento e non sempre le persone sono pronte o disponibili a mettere in atto i cambiamenti necessari.

Quando una famiglia non riesce a riorganizzarsi a seguito di un momento di transizione può succedere che la famiglia si blocchi sul vecchio assetto e inevitabilmente insorgeranno difficoltà, conflitti, rotture e, in certi casi, alcuni suoi membri sviluppano disturbi psicologici.

 

BIBLIOGRAFIA

Scabini, E., Iafrate, R. (2019). Psicologia dei legami familiari. Bologna, Italia. Il Mulino Editore.

Scabini, E., Rossi, G. (1999). Famiglia generativa o famiglia riproduttiva. Milano, Italia. Vita e Pensiero Editore.

Ugazio, V. (2018). Storie permesse e storie proibite. Polarità semantiche familiari e psicopatologie. Torino, Italia. Bollati Boringhieri Editore.

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