Skip to main content

"Più grande di me" la biografia di Svindal

| Francesco Borgia | Blog

Più grande di me” è l’autobiografia di Aksel Lund Svindal, leggendario sciatore norvegese, tra i dominatori di questo sport dal 2003 fino al suo ritiro nel 2019.

Durante la sua straordinaria carriera di sci alpino, Svindal ha vinto nove medaglie mondiali, quattro medaglie olimpiche, due Coppe del Mondo Generali, nove Coppe del Mondi di disciplina e 36 gare di Coppa del Mondo.

Nel libro Aksel racconta la sua storia personale e spiega in modo approfondito la mentalità e le strategie che lo hanno guidato negli alti e bassi straordinari della sua carriera sportiva.

Dal punto di vista psicologico vengono offerti numerosi spunti di riflessione sulla metodologia di allenamento, la conoscenza di sé stessi, sull’approccio alle gare, la gestione dei momenti di massima tensione, i “giochi mentali” con gli avversari, la perdita di motivazione dopo i gravi infortuni e tanti altri.

 

Riporto alcuni dei passaggi che mi sembrano particolarmente interessanti da conoscere e fare propri.

Dopo la caduta a Beaver Creek nel novembre 2007 e il grave infortunio che ne consegue, Svindal descrive così il suo approccio mentale al recupero:

"Al mio ritorno a casa a Kjeller dopo la caduta di Beaver Creek, il primo obiettivo che mi ero posto era stato di rimanere il meno possibile a letto (…) avevo quindi cercato di mettermi a sedere su una sedia o trascinarmi per casa. Andavo a prendere la posta fino alla cassetta delle lettere in cima al vialetto in salita, una trentina di metri dalla porta di casa. Non esattamente una maratona, ma ero sulla strada giusta. Man mano che i giorni passavano, avevo iniziato a camminare per tragitti più lunghi, da solo o aiutato da mio padre. I piccoli obiettivi intermedi vanno benissimo se permettono di avvicinarsi a quello finale. Consentono di sentirsi padroni del proprio destino e di rafforzare la convinzione che raggiungere i traguardi è possibile. L’obiettivo finale può essere lontano anche quattro anni, ma non ci si può concentrare solo su quello. È puntando ai piccoli traguardi intermedi che si può progredire.”

 

Un altro passaggio cruciale è la strategia che lo porta a gestire la tensione pregara “spalmandola” sulle diverse gare di una competizione (Mondiali, Olimpiadi) o di un campionato (Coppa del Mondo):

“Hai tante possibilità – penso – oggi la combinata, dopodomani la discesa, tra quattro giorni il gigante. Hai ancora tre match point da giocarti. Se dai tutto e metti da parte la paura di non farcela, almeno un successo riesci a conquistarlo (…).

Quando ci si trova al cancelletto di partenza di un superG mondiale è facile pensare solo al breve termine.

Eccomi pronto a partire.

Un minuto e mezzo ed è finita.

Vedi di non fare figure di merda.

Se ci si lascia trascinare in basso da questi pensieri, ci si rovescia addosso una pressione inutile. In una gara secca possono accadere migliaia di imprevisti. Intervengono fattori come le condizioni metereologiche, il numero di pettorale, l’attrezzatura, le condizioni del terreno. L’elenco è infinito. Fattori casuali che esulano dal controllo dell’atleta. L’idea è di spalmare la pressione su un arco temporale maggiore e più gare. Pensare di avere più di una possibilità e che se avessi dato il cento per cento sarei stato premiato per i miei sforzi.”

 

Infine, la descrizione dello stato di “flow”, che molto spesso gli sportivi riportano come dinamica fondamentale nel guidare la performance:

“Il sintomo che mi dice che sono entrato in modalità gara è l’espandersi di una palla di energia nello stomaco. Questa massa di energia risponde ai miei comandi. Quando sono al cancelletto di partenza riesco ad espanderla al massimo, rendendola incandescente. Durante la discesa però si consuma e. arrivato al traguardo, si riduce a un lumicino.”

 

Più grande di me” è un libro scorrevole e molto affascinante per gli appassionati di sci e di sport in generale, ma anche per chi cerca ispirazione, motivazione e spunti di riflessione nelle vite di personaggi straordinari come l’uomo e l’atleta Aksel Lund Svindal.

Condividi