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"Dopo il traguardo" - La biografia di Alex Schwazer

| Francesco Borgia | Blog

 Alex Schwazer, marciatore altoatesino classe 1984, è conosciuto soprattutto per tre motivi: l’oro nella 50km alle Olimpiadi di Pechino 2008 e le due squalifiche per doping nel 2012 e nel 2016.

La sua storia è la storia di un ragazzo dal talento straordinario, con caratteristiche fisiche assolutamente uniche e con la dedizione al sacrificio e alla sofferenza tipica degli atleti di sport di endurance. Prima la corsa, poi la marcia, poi il ciclismo (quasi da professionista) e infine il ritorno alla marcia.

Il viaggio nella vita di Alex è un viaggio intimo nelle più profonde fragilità fisiche e soprattutto psicologiche di un grandissimo campione, che in carriera ha vissuto gli alti più alti e i bassi più bassi. Una vita fatta di passione per lo sport, di allenamenti massacranti (con numeri che fanno venire le lacrime agli occhi solo a guardarli), di pressioni psicologiche incomprensibili dall’esterno, una vita nel tentativo di spingere i propri limiti, sempre al massimo.

Una vita caratterizzata anche dalla solitudine.

La solitudine nelle sconfitte, la solitudine negli errori, la solitudine di uno sport che è individuale e in cui di base emerge chi riesce a soffrire di più. Ma soprattutto la solitudine di un sistema intorno all’atleta, che si attiva e si fa sentire a ridosso delle grandi manifestazioni e nel momento del successo, ma è incapace di creare intorno all’atleta un ambiente che lo supporti sempre a 360 gradi e non solo dal punto di vista economico e tecnico.

Nel libro Alex si assume tutte le responsabilità della positività del 2012 all’EPO (e già questo è di per sé una cosa particolare, la maggior parte degli atleti positivi contesta e nega il risultato fino alla fine della squalifica…), descrive minuziosamente, come constatazione, non come scusa, lo stato psicologico in cui si è ritrovato, il baratro della pressione, della solitudine e dell’insicurezza che lo hanno spinto a mentire a chi gli stava vicino e a tradire i valori fondamentali dello sport che era la sua vita.

È interessante realizzare come in una persona possano convivere una tale fragilità nel momento in cui “si tocca il fondo” insieme alla determinazione e alla forza che lo vedono protagonista della risalita sportiva e umana tra il 2012 e il 2016 e ancora di più nella incredibile battaglia di Davide contro Golia che ha caratterizzato la sua seconda positività. Battaglia che dal punto di vista penale si è chiusa con una completa assoluzione, ma che la “giustizia” sportiva si è rifiutata di rivalutare nonostante lo straordinario lavoro di indagini e verifiche effettuate dal team di Alex.

Nonostante una serie schiacciante di prove che avrebbero dovuto portare, come minimo, ad una revisione della sentenza, gli organismi di competenza internazionale WADA e IAAF non hanno voluto riaprire il caso e hanno confermato gli 8 anni di squalifica (di fatto una squalifica a vita per l’età di Schwazer).

 

Riporto alcuni passaggi particolarmente significativi dal punto di vista psicologico:

Quando ottiene accesso per la prima volta ai documenti del suo caso:

Scorrendo i documenti dell’inchiesta ho rivisto la mia storia da un punto di vista nuovo: quello degli altri. Ho scoperto che cosa pensavano di me le persone con cui avevo lavorato. Che cosa sapevano, che cosa mi nascondevano. Amici, allenatori, compagni, dirigenti. Dagli interrogatori emergeva un fatto sconvolgente. Nel corso degli anni tante persone si erano accorte della mia stanchezza, del disorientamento, e degli errori che stavo compiendo in assoluta solitudine, eppure avevano preferito non intervenire…”

Quando la WADA conferma la squalifica di 8 anni mettendo fine alla sua carriera agonistica:

Mi sono ripromesso d non cadere nel tranello mentale tipico di tanti sportivi: pensare che alle vittorie corrisponda una vita buona e serena, e per converso alle sconfitte una crisi esistenziale. Anche questo l’ho appreso per esperienza diretta. A forza di essere valutato per la tua prestazione, a poco a poco ti convinci che se andrai forte allora tutto il resto andrà bene. Mentre invece dopo una controprestazione pensi che la tua vita sia un disastro…”

La tagline del libro:

Questo libro è un resoconto sincero, schietto e fedele di ciò che mi è capitato. Non è la confessione di un diavolo e neppure l’apologia di un angelo. Chi vuole leggere la biografia di un uomo senza peccati ne deve scegliere un’altra, non la mia.”

 

 

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